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Vino nella dieta, un’analisi comparativa tra vino rosso e bianco

Il vino, sia rosso che bianco, occupa da secoli un posto di rilievo nella dieta mediterranea, apprezzato non solo per le sue qualità organolettiche ma anche per i benefici che può apportare alla salute, se consumato con moderazione. Tuttavia, quando si parla di inserimento del vino in una dieta ipocalorica, sorge spesso il dubbio: è meglio optare per il vino rosso o per quello bianco? La determinazione del colore del vino riguarda il processo di vinificazione: per il vino bianco, il mosto ottenuto dalla pigiatura dell’uva viene separato dalle vinacce (bucce, semi e graspi) prima della fermentazione. Al contrario per il vino rosso il mosto viene fatto fermentare insieme alle vinacce. Gli antociani infatti sono presenti principalmente nelle bucce dell’uva rossa e sono i pigmenti responsabili della colorazione del vino. Il vino bianco può essere ottenuto quindi sia da uve rosse che da uve bianche a differenza di quello rosso che può essere ottenuto solo da uve con acini rossi. Proprio per via della macerazione con le bucce, il vino rosso è particolarmente ricco anche di altri composti vegetali, come i tannini e il resveratrolo. Anche il vino bianco ha alcuni di questi composti vegetali benefici, ma generalmente in quantità molto inferiori. Numerosi studi hanno evidenziato come il consumo moderato di vino rosso possa avere effetti benefici sulla salute cardiovascolare, attribuibili principalmente ai polifenoli, che contribuiscono a migliorare il profilo lipidico, riducendo il colesterolo LDL e aumentando il colesterolo HDL. Inoltre, il vino rosso favorisce l’aumento della produzione di ossido nitrico, migliorando così la vasodilatazione e riducendo il rischio di formazione di coaguli sanguigni. Sebbene il vino bianco contenga meno polifenoli rispetto al rosso, il suo consumo moderato è stato associato a miglioramenti nel metabolismo glucidico, con una possibile riduzione del rischio di sviluppare diabete tipo 2. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che il vino bianco possa avere effetti positivi sulla salute intestinale, grazie alla sua capacità di modulare la flora batterica. Dieta e vino, quindi, possono andare d’accordo? Sì, ma con misura. Analisi calorica: confronto tra vino rosso e bianco Ogni grammo di alcol fornisce ben 7 kcal, che, se sommate a quelle degli alimenti, possono contribuire a farci ingrassare. In più, le calorie che assumiamo consumando sostanze alcoliche sono le prime ad essere utilizzate dall’organismo: questo fa sì che quelle fornite dai glucidi e dai lipidi vadano a depositarsi sotto forma di grassi di riserva. Dal punto di vista calorico, la differenza tra vino rosso e bianco è minima. In media, un bicchiere di vino (circa 150 ml) contiene tra le 120 e le 130 kcal, a seconda del grado alcolico e del residuo zuccherino. Il vino rosso tende ad avere un contenuto calorico leggermente più alto rispetto al bianco a causa della maggiore presenza di alcol e zuccheri residui. Tuttavia un consumo ragionevole e moderato può essere consentito per chi è a dieta, poiché l’energia che l’organismo attinge da un bicchiere di vino è irrisoria, in quanto incide solo per il 10% circa del fabbisogno quotidiano. La preoccupazione di chi deve seguire un preciso regime alimentare è ovviamente quella di non superare un certo contributo calorico ma oltre al calcolo delle calorie di vino e alimenti, è bene porgere attenzione alla qualità del vino stesso. C’è sicuramente da fare una differenza tra i vini da tavola e quelli liquorosi, in quanto questi ultimi in rapporto al grado alcolico contengono una quantità di zuccheri più alta, e un bicchiere da 150 ml può apportare circa 200 calorie. Un bicchiere di prosecco si attesta invece intorno alle 84 calorie, mentre se la scelta dovesse ricadere tra spumante e champagne per festeggiare un’occasione importante, è utile sapere che il primo tocca le 90 calorie ed è meno calorico del secondo, che può arrivare anche a superarne 200. Sono invece assolutamente da evitare, a dieta, i superalcolici (quelle bevande che hanno un contenuto di alcol etilico superiore al 21% in volume per effetto della fermentazione degli zuccheri). Alcuni consigli pratici per migliorare l’assunzione di vino Il vino, così come tutte le bevande che contengono alcol, è meglio consumarlo a piccoli sorsi anziché berlo tutto d’un fiato, perché l’organismo può metabolizzare solo una certa quantità di alcol etilico all’ora: se questa quantità viene superata, l’alcol diventa tossico. E’ anche consigliabile bere vino durante i pasti, perché a stomaco pieno l’alcol viene assorbito più lentamente ed entra nel sangue in quantità minori. Inoltre bere vino senza una giusta regola, oltre a determinare un notevole aumento delle calorie assunte, può causare gravi danni, soprattutto a fegato, pancreas, sistema nervoso e cardiaco. Ci sono, in particolare, alcuni casi in cui consumare vino è vivamente sconsigliato perché l’alcol può rivelarsi particolarmente nocivo come in gravidanza e allattamento, durante infanzia e adolescenza e se si è affetti da patologie epatiche, pancreatiche e gastrointestinali. Inoltre, non dimentichiamo che il vino può interferire con alcuni farmaci, scatenando effetti avversi anche gravi, quindi prima di consumarlo se si sta seguendo una terapia farmacologica è bene chiedere consiglio al proprio medico. Conclusioni: La scelta ottimale per la dieta Sia il vino rosso che quello bianco, se consumati con moderazione, possono apportare benefici alla salute e inserirsi armoniosamente in una dieta ipocalorica. La scelta tra l’uno e l’altro, dipenderà dalle preferenze individuali e dagli obiettivi specifici di salute: chi è maggiormente interessato ai benefici cardiovascolari potrebbe preferire il vino rosso per il suo contenuto di polifenoli, al contrario, chi è attento al metabolismo glucidico potrebbe optare per il vino bianco. Il mio consiglio è di limitarsi a un bicchiere al giorno, meglio se rosso e magari a cena, in quanto evidenze hanno dimostrato possa favorire un sonno ristoratore e senza interruzioni.

Clara Iadevaia

Clara Iadevaia

Farmacista e biologa nutrizionista iscritta all'albo dal 2015