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Nuove frontiere del vino: biologico, biodinamico, naturale

Vino biologico, biodinamico, naturale: non si tratta più di un trend ma di una fascia di mercato consolidata su tutto il territorio nazionale. E’ cambiato il modo di fare vino e la sua ricezione sul mercato. Sono cambiati i gusti del consumatore, le modalità di acquisto, l’attenzione all’ambiente e alla salute. Si tratta, anzitutto, di vini rispettosi dell’ambiente della vigna: la vite viene infatti coltivata nel suo habitat nel rispetto della biodiversità, permettendo così alla pianta di produrre frutti in grado di esprimere tutte le connotazioni tipiche del territorio in cui crescono. Inoltre, il vino biologico, essendo un prodotto privo di componenti chimiche al suo interno, è rispettoso non solo dell’ambiente e dell’ecosistema, ma salvaguarda anche la salute di chi lo consuma, del produttore stesso e di chi ci circonda. Gli agricoltori convenzionali tendono a usare fertilizzanti sintetici a base di petrolio ad alta intensità di combustibili fossili che possono inquinare le falde acquifere e danneggiare la fauna. Infatti i vini biologici, per essere qualificati come tali è assolutamente vietato l’utilizzo di concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi e pesticidi in genere, nonché l’uso di organismi geneticamente modificati. Sono consentiti solo trattamenti a base di rame e zolfo. Tuttavia, ancora tanti pregiudizi aleggiano sulla categoria, invero non tutti i vini bio/biodinamici sono ben riusciti…tutto dipende dall’alchimia che viene a crearsi tra le scelte produttive del viticoltore, la qualità dell’uva, la conoscenza del territorio e delle sue caratteristiche.

E di lavoro dietro tali scelte, rispettose del territorio, dell’ambiente e della biodiversità, ce n’è davvero tanto, e se il prodotto finale riesce bene credo possa fregiarsi di un valore aggiunto.  Ma cosa dobbiamo aspettarci da questa tipologia di vini? Sicuramente può capitare di percepire una maggior sapidità, acidità più spiccata, sentori di frutta passita derivanti da lievi ossidazioni, o di riscontrare dei tannini più aggressivi, ed indubbiamente aromi imprevedibili ed originali. La caratteristica principale di questa tipologia enologica è quella di esaltare al massimo grado le caratteristiche dell’uva. L’assenza di sostanze chimiche di sintesi consente di valorizzare il vitigno, così da conferire maggiore personalità e risonanza a vitigni minori o poco blasonati (si pensi, alla Falanghina campana). Indiscutibilmente la beva di questi vini richiede una “educazione al gusto”, ed un approccio graduale, magari è preferibile selezionare inizialmente quelli meno “spinti” in macerazioni. Sovente, infatti, si tratta di vini di frontiera del gusto, la superi e diventano imbevibili, rimani al di qua e godi di emozioni accattivanti e insolite. Personalmente, definisco questi vini delle alternative eccellenti a quelli “convenzionali”. Sentori e complessità differenti nella vinificazione in bianco e in rosso, dove la vera identità proviene dalla buccia, sposandosi perfettamente non solo con i ricchi sapori della cucina nostrana ma anche con quella asiatica, sempre più in voga; un tocco magico che può trasformare un pasto in un’indimenticabile emozione.

Francesca Carracino
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