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Il caffe’, falsi miti e conferme sul suo consumo quotidiano

Il caffè è, per eccellenza, la bevanda che in Italia associamo maggiormente a un momento di convivialità. Intorno al caffè e al suo consumo però vi sono anche molti dubbi e anche alcune false credenze: quanto berne? Fa bene o male? È vero che può essere dannoso? 

Approfondiamo un po’ l’argomento:

Il caffè è una bevanda ottenuta dai semi macinati di piante tropicali appartenenti al genere Coffea, che comprende oltre 100 specie, di cui la più diffusa è l’Arabica originaria dell’Etiopia (dove il caffè viene chiamato buna), del Sudan sud-orientale e del Kenia settentrionale. I semi di Coffea Arabica hanno un contenuto di caffeina molto più basso delle altre specie diffuse. A differenza delle altre, è autoimpollinante, cioè autogama. Inoltre predilige coltivazioni ad alta quota (tra 1000 e 2000 metri). Molto coltivata oggi è anche la Coffea Robusta, una specie originaria dell’Africa tropicale, tra l’Uganda e la Guinea molto adattabile (cresce anche a quote inferiori ai 700 metri) e perciò più economica. È una pianta allogama, quindi richiede impollinazioni incrociate che la portano alla differenziazione gentica con più facilità dell’arabica.

Quanta caffeina si può assumere al giorno?

In una review pubblicata sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine sono stati analizzati i pro e i contro dell’assunzione di caffè, arrivando alla conclusione che i rischi sono inferiori ai benefici se consumato però con moderazione. Ciò non vale per la gravidanza, dove bisogna consumarne necessariamente poco (la gravidanza riduce notevolmente il metabolismo della caffeina, specialmente nel terzo trimestre, quando l’emivita, ossia il tempo che l’organismo impiega a eliminarne il 50 per cento della caffeina, può arrivare fino a 15 ore). Il consiglio è di ridurre il tè e il caffè, o eliminarli del tutto sia in gravidanza, in quanto la caffeina può attraversare la barriera della placenta, sia in allattamento poiché può arrivare nel latte materno. Durante l’infanzia invece il consumo dovrebbe essere nullo. 

Gli apporti di caffeina variano secondo le abitudini di ciascun Paese, in base al tipo di preparazione, alla materia prima e, nel caso delle bevande industriali, ai marchi. Consumi giornalieri di 400 mg di caffeina sono sicuri per gran parte della popolazione adulta. In Italia, la caffeina viene assunta principalmente con il caffè preparato con la moka (50 ml contengono 80 mg di caffeina), o con l’espresso (circa 30 ml contengono circa 60 mg di caffeina), ma troviamo la caffeina anche nel tè verde e nel tè nero: in una tazza (da 220 ml) ce ne sono circa 50 milligrammi. Dunque, con due-tre tazzine di caffè e una tazza di tè non si corre il rischio di arrivare a quel tetto che è meglio non superare nel corso della giornata.  Andando oltre, a breve termine, si rischia di subire le conseguenze indesiderate, come eccitabilità e tachicardia.

Ecco alcuni falsi miti sul caffè:

-Si dice che il caffè compensi il calo di prestazioni dovute a notti insonni

La caffeina contenuta nel caffè agisce sul sistema nervoso centrale amplificando la lucidità mentale e riducendo la sensazione di stanchezza e la sonnolenza. Dopo circa un quarto d’ora dall’assunzione, la caffeina arriva al cervello e va a legarsi ai recettori dell’adenosina, un neurotrasmettitore che interviene nel ciclo del sonno: “prendendo il suo posto”, la caffeina inibisce la voglia di appisolarsi.

Una precisazione però: la caffeina non può compensare il calo delle prestazioni se si susseguono notti in cui la quantità e la qualità del sonno non sono sufficienti. Inoltre è meglio non bere caffè al pomeriggio se si fa fatica ad addormentarsi poiché l’emivita della caffeina è di circa quattro ore, con oscillazioni dalle due alle otto ore. Parte dell’attività degli enzimi che intervengono sulla caffeina è ereditata: un metabolismo più lento della sostanza è determinato geneticamente. 

-Si crede che sia meglio consumare il caffè rispettando le napoletane 3 C (come c*** coce)

Il caffè in realtà andrebbe lasciato raffreddare un minimo, prima di essere assunto, onde evitare problematiche allo stomaco (ma questo vale per qualsiasi bevanda molto calda). 

-Si pensa che il caffè dia problemi al cuore

Non ci sono prove che bere caffè aumenti il rischio di morte per patologie cardiache né per altre cause, anche se fino a poco tempo fa alla caffeina si davano implicazioni negative anche in questo ambito. In ogni caso, la tolleranza alla caffeina è individuale, quindi è meglio che ciascuno decida per sé. Inoltre, per quanto riguarda la pressione, nel breve termine la caffeina può effettivamente farla aumentare, ma con consumi regolari l’organismo sviluppa una forma di tolleranza che metterebbe al riparo dal rischio di sviluppare l’ipertensione a causa del caffè. 

Ecco le conferme sul suo uso quotidiano

-Il caffè e i radicali liberi

Il caffè contiene una quantità rilevante di fito composti biologicamente attivi, compresi antiossidanti come i polifenoli, e piccole quantità di magnesio, potassio e vitamina B3 (niacina), che aiutano a ridurre lo stress ossidativo delle cellule, a combattere l’eccesso di radicali liberi e modulare il metabolismo del glucosio e dei grassi ovviamente se non è molto zuccherato, né accompagnato da dolcetti o “junk food”.

-Il caffè stimola ad andare in bagno

All’interno di una dieta sana, il caffè sembra migliorare anche la composizione della flora batterica, con conseguenze positive sulla salute. Il microbiota intestinale, infatti, più è vario meglio è, e le difese immunitarie e l’apparato digerente ne risentiranno positivamente. Inoltre, la caffeina ha la capacità di incrementare la contrazione della muscolatura dell’intestino tenue, con positive ripercussioni sul corretto funzionamento intestinale.

-Chi consuma grandi quantità di caffè necessita maggiormente della pulizia dei denti

Il caffè contiene pigmenti colorati noti come tannini, che possono attaccarsi alla superficie dei denti durante il consumo. Questi tannini, insieme agli acidi presenti nel caffè, possono contribuire alla formazione di macchie e all’indebolimento dello smalto dentale nel tempo.

Clara Iadevaia
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Clara Iadevaia

Farmacista e biologa nutrizionista iscritta all'albo dal 2015