Rosé, So Chic!
Considerato per molto tempo una “Cenerentola dei vini”, il vino rosato (o rosè) diviene oggi una chiave di lettura del territorio con una precisa identità. L’analisi di mercato degli ultimi anni rivela che ai consumatori piace il rosé perché è un vino diverso, giovane e adatto alle situazioni conviviali, facile da apprezzare, anche non avendo una grande cultura del vino, ma soprattutto piace alle donne prestandosi sia per serate romantiche sia per convivialità tra amici. Luogo di elezione del vino rosato è senza ombra di dubbio la Provenza, dove il vino rosé rappresenta circa l’88% della produzione globale, e vede quale assemblaggio tradizionale un blend di Grenache, Mourvèdre e Cinsault, ma possono essere utilizzati anche altri vitigni come Syrah, Tibouren e Cabernet Sauvignon. Qui vengono chiamati anche vin gris, per il loro colore rosa pallido; si tratta di vini ottenuti da uve con una bassa capacità colorante che vengono vinificate seguendo le stesse procedure della vinificazione in bianco. Non si ha quindi macerazione ed il colore ottenuto è frutto della sola pigiatura.
Ma anche vini italiani rosé si stanno imponendo all’attenzione non solo dei consumatori ma anche degli esperti di settore, conquistando numerosi premi sul territorio nazionale ed internazionale. Il Five Roses di Leone de Castris è senz’altro il rosato italiano più famoso, nonché il primo ad essere commercializzato in Italia nel 1943. Fregiatosi per anni del premio quale miglior rosato italiano, e se la gioca alla pari con i rosati di Francia. Sicuramente i più noti sono quelli provenienti dal territorio salentino, ottenuti da uve di Negramaro e Malvasia nera; si tratta di vini freschi e non banali, con la giusta sapidità data la vicinanza del mare. Ovviamente, con il consumo di vino rosato ai massimi storici non sorprende che anche lo spumante rosato stia vivendo un momento molto florido. Rosé è, ad esempio, un tipo di spumante prodotto in Franciacorta da uve Pinot nero in purezza o in uvaggio con Chardonnay, ma troviamo notevoli produzioni da Nord a Sud, in metodo classico o Martinotti.
Tuttavia, nonostante i meriti riconosciuti alla categoria, il rosato porta con sé l’errato pregiudizio di essere un ibrido rispetto ai bianchi e ai rossi, così come la fasulla convinzione di essere un blend tra i due. E, come se non bastasse, entrato nelle mode degli aperitivi, c’è chi osa addirittura servirlo con cubetti di ghiaccio. Un vero peccato per un vino che si caratterizza per la sua grande versatilità negli abbinamenti al cibo, con versatilità anche più ampia dei bianchi e dei rossi. Quanto alla temperatura ideale di servizio, alcuni manuali la indicano tra i 10 e 12 gradi C. Ma una regola da tenere in considerazione (non solo per i rosati) è quella per cui più “grande” è il vino, più alta sarà la temperatura di servizio. Come disse Sean Connery, interpretando James Bond “Ci sono cose che assolutamente non si devono fare: per esempio bere Dom Perignon del ’53 a temperatura superiore a 4°C. Sarebbe peggio che ascoltare i Beatles senza tappi nelle orecchie”…Beh, per i rosati diciamo che non dovremmo mai scendere sotto gli 8°C. Serviamolo fresco, ma non ghiacciato.
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